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ULISSE, MACERATA

DI FIAMMETTA CARENA

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ULISSE, MACERATA video promo

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Facili all’ira sopra la terra siamo noi stirpi umane

 

Ira, furia, collera, rabbia

Con questi termini si indica uno stato psichico alterato, provocato da elementi percepiti come minacce. L'iracondo prova una profonda avversione verso qualcosa o qualcuno e, in alcuni casi, anche verso sé stesso.  Il comportamento d'ira è spesso caratterizzato da una qualche forma di violenza, verbale o anche fisica. La reazione psicofisiologica dell'ira è presumibilmente correlata al comportamento di attacco o fuga, ed è quindi anche correlata con l'emozione della paura e con il fenomeno psicologico dello stress.

Note di regia

Ulisse, il celebre eroe omerico. Ulisse Macerata, un uomo di provincia, molto ignorante e con la grande convinzione di essere furbo. Macerata è forse un patronimico, una sensazione, un rimando sentimentale alle Marche? Sicuramente un luogo dove l’espressione dialettale raggiunge un’immediatezza estrema e a tratti grottesca. L’omonimia del nome, dunque, e la similitudine del viaggio sono solo un meraviglioso espediente letterario perché qui non c’è che un paesaggio desolato, sporco dove la grandezza nemmeno si affaccia. Ma la complessità della costruzione del personaggio non lascia scampo: un uomo patetico e rabbioso, che vive di espedienti, razzista, misogino, omofobico, erotomane, si muove basso basso, spinto da un vento implacabile che non rigenera mai, sognando un approdo irraggiungibile, una grandezza impossibile. Tutto è giocato sull’illusione: durante tutto il viaggio si notano trasfigurazioni della realtà nell’immaginazione del personaggio: l’effetto è quello del sogno o dell’allucinazione, a volte pesantemente provocata.

 

L’autrice cita: “Dove il pensiero era profondo ora si tocca” …e infatti qui non ci si libra verso un cielo di eroi, verso un qualche Olimpo…si resta a strisciare in pensieri biechi e in azioni irripetibili, di un’umanità contemporanea e disfatta.”

Sinossi

Ulisse è un uomo di provincia, il classico signore della porta accanto, di aspetto comune, prossimo alla pensione e che sbarca il lunario amministrando qualche negozietto, qualche bar, robba da poco, dice lui, e qualche lavoretto di idraulica, in nero, lo fà tutti, perché se dichiari tutto non se pò campà.

 

Assiste allo stadio alla partita di fine campionato che vede la sua squadra del cuore perdere la coppa contro la squadra del Troia per colpa di un rigore battuto da un giocatore “negro”. Non je basta rubbacce il lavoro e la casa, pure la coppa! Che il mare se li pigliesse tutti! La rabbia per la sconfitta è tale che decide di raggiungere Troia per riprendersi la coppa. Passando per le fogne della città arriva alla sede del Troia calcio, fa irruzione nel locale con l’aiuto di un ordigno esplosivo e si riprende la coppa.  Alle sue spalle Troia brucia e Ulisse, esaltato dal suo gesto folle, si appresta a fare ritorno.

 

Inizia quindi un viaggio tra il delirante e l’onirico, in cui Ulisse incontra i personaggi e gli ostacoli più conosciuti del poema omerico, da Calipso ballerina di lap dance a Circe maga della porchetta, da Polifemo sdoppiato nella figura paterna, alle sirene, alla lavanderia dei genitori di Nausicaa. 

 

Ulisse è incattivito dalla vita, dalle proprie sconfitte, dalla consapevolezza di essere un uomo disperatamente solo, terribilmente fragile e che per reazione, pensa, dice e fa cose orribili.  Ce l’ha col mondo e ce n’è per tutti: negri, froci, zoccole, ebrei, comunisti, multinazionali. Ulisse aggressivo, volgare, ottuso, affatto astuto, ignorante, erotomane, razzista, misogino, omofobo, violento, ipocrita, avido, meschino, incazzato e innervosito da questa moglie che sta lì e lo aspetta e che non si ricorda perché l’ha sposata, che me guardi così? Non te do da magnà, che cazzo voi da me?!  e da questo figlio scemo e grasso, forse omosessuale, te meno a sangue, te strozzo co le mani mie!  un figlio frocio nooo! Meglio ladro.

 

Meno male che ce sta Argo, il suo amatissimo cane, è lui la sua ancora di salvezza, emblema catartico di tutte le sue colpe e paure ma all’arrivo a casa, tra l’indifferenza di moglie e figlio, anche Argo non arriverà più a fargli le feste coi suoi occhi così buoni. Il buio ora è totale. Non c’è più possibilità di salvezza.

Diretto e interpretato da Luigi Moretti 

Musiche Paolo Principi

Luci Francesco Mentonelli

Scena Guerrino Andreani 

Costumi Stefania Cempini 

Assistente alla regia Adriana Formato 

Studio di registrazione Punctus 

Foto di scena Rodolfo Marziali 

Video Matteo Giacchella 

Produzione Compagnia del Sole

Organizzazione Dario Giliberti

Comunicazione Marilù Ursi

Amministrazione Lucia di Mauro

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RASSEGNA STAMPA

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